martedì 17 ottobre 2017

Una Stonehenge dolomitica

Il monte Mondeval è famoso per la scoperta fatta da Vittorino Cazzetta nella primavera del 1985: la scoperta della tomba di un cacciatore del mesolitico noto come l'uomo di Mondeval.
Con l'amico Emiliano abbiamo fatto una gita in loco prendendo visione del sito ed abbiamo esplorato la zona.
Abbiamo potuto osservare due macine litiche, una pietra rettangolare incisa ed orientata est ovest e due petroglifi circolari.
Interessante è un piccolo dettaglio: la prima macina litica è ubicata nei pressi del masso ove è stata rinvenuta la sepoltura dell'uomo di Mondeval, mentre la seconda è ubicata nei pressi di un'altro masso. I due massi presentano le stesse tracce di lavorazione.
Venuta l'ora di rincasare, le nostre strade si sono divise; Emiliano ha imboccato il sentiero che segue un canalone, mentre io ho preferito continuare in cresta per esplorare un piccolo altopiano. Dopo un po' sono giunto in un avvallamento pianeggiante dove ho sgranato gli occhi: dei monoliti disposti a formare un'ellisse. Due di loro, per forma e dimensione hanno catturato la mia attenzione.
Tali massi, paralleli fra loro, presentano una lunghezza di 5mt circa, un'altezza di circa 3/4mt ed una larghezza di 1,5 mt; la fessura che separa i due monoliti presenta entrambi i lati perpendicolari al terreno e, cosa più importante presentano tracce di levigatura. E', dunque, stato effettuato uno studio per verificare la presenza di un eventuale allineamento astronomico del sito. L'allineamento rilevato va a puntare perfettamente il luogo ove è stata rinvenuta la sepoltura mesolitica cosa che va a fornire un ulteriore indizio riguardante la possibile natura antropica del sito.
Ad una prima analisi archeoastronomica, l'allineamento del sito presenta un azimut di 112,5°(+-0,5) con un'altezza media all'orizzonte di 1,2°.
Ho calcolato l'errore complessivo del azimut astronomico rilevato sull'immagine satellitare acquisita. [0,1(96,56/90,99)]/180=0,00088%
Questo significa che l'allineamento ha il 99,99912% di probabilità di non essere casuale.
Ho tenuto conto delle prove archeologiche del sito*1, del tessuto etnografico presente sul territorio*2  ed ho, in seguito , utilizzato dei software di simulazione astronomica.
Lo studio archeoastronomico ha dato dei frutti interessanti, in quanto sono riuscito ad individuare la levata eliaca delle Pleiadi all'equinozio primaverile, la levata eliaca di procyon al solstizio d'estate, la levata eliaca dello scorpione all'equinozio autunnale e la levata eliaca di Markab al solstizio invernale.
Questo avveniva nel 5000 a.c. con uno scarto di +-500 anni (V°-VI° millennio a.c.).
L'importanza  di questa scoperta sarebbe sicuramente di portata per lo meno europea se non addirittura mondiale;quella che manca è una perizia geologica che confermi la natura artificiale del sito.



*1  5500a.c.
*2  secondo la leggenda il sito e le aree limitrofe quali il passo Giau  erano abitate da nani denominati giauli... probabilmente una memoria storica del popolo che abitava quei monti.
galleria fotografica

il sentiero che conduce al sito presenta tracce di lastricatura
una delle due macine 

la pietra rettangolare incisa

i petroglifi presenti nel sito

il sito megalitico

L'allineamento del sito










Come si nota l'allineamento va a puntare il masso ove è stata scoperta la sepoltura mesolitica.
 Ciò va a confermare l'origine antropica del sito

levata eliaca delle pleiadi con quell'azimut e quell'altezza dell'orizonte  all'equinozio primaverile
nel 4700 a.c.
                                                               
levata eliaca di Procyon e del cane minore con quell'azimut e quell'altezza dell'orizzonte al sostizio d'estate
nel 4700 a.c.

levata dello scorpione con quell'azimut e quell'altezza all'equinozio autunnale
nel 4700 a.c.


levata eliaca di Markab e dei pegaso con quell'azimut e quell'altezza all'orizzonte
al solstizio invernale nel 4700 a.c.

giovedì 17 agosto 2017

è possibile risolvere il mistero di Oak Island?

Oak Island, Canada.
Tutto inizia quando, nel 1795, Daniel McGinnis si accorge di una depressione circolare e, memore di leggende locali che parlavano di tesori di pirati, decide con due amici di scavare il sito.
Scoprono, così, delle lastre di pietra ed uno strato di trochi di quercia e convincendosi che fosse  un pozzo artificiale scavano fino a 5 metri di profondità. Alcuni anni più tardi conoscono un uomo d'affari che s'interessa al loro racconto e decide di riprendere gli scavi. Sistematicamente ogni dieci piedi di profondità rinvengono piattaforme di legno di quercia e terra mista a lana di noci cocco. A trenta metri di profondità scoprono una  lastra di pietra con incisi dei strani simboli la cui traduzione più accreditata è questa: quaranta piedi sotto sono sepolti due milioni di sterline.
Il giorno seguente ritornano al pozzo e scoprono che si è rimpito con dieci metri d'acqua.
Studi successivi evidenziano come il pozzo sia comunicante con l'oceano mediante un sistema di canali artificiali.


                                                                 mappa della zona


                                                              immagine dell'isola
 


                                                                 sezione del pozzo

Da allora in molti hanno cercato, inutilmente, di raggiungere il fondo del pozzo.
E'possibile risolvere il mistero?
A riguardo mi sono venuti in mente alcuni interventi possibili:
1) Stendere un film plastico sulle spiagge artificiali che collegano il pozzo all'oceano in modo da   bloccare il flusso d'acqua. Successivamente scavare il pozzo e quindi rimuovere il telo plastico.
(questa ipotesi è un po' fantasiosa, lo so, ma potrebbe funzionare)
2)Utilizzando cementi subacquei si possono tappare i condotti che riempiono il pozzo e successivamente si può scavare.

Immagini tratte dal web
  


giovedì 27 luglio 2017

l'oppidum della Val di Zoldo

L’ 0ppidum della Val di Zoldo


Veneto, prov. di Belluno, comune Val Di Zoldo

Una premessa riguardante la storia dello zoldano è doverosa. Le prime frequentazioni note delle Dolomiti bellunesi si attestano attorno al 5500 a.c. e sono confermate dalla scoperta dell’uomo di Mondeval in val Fiorentina (sepoltura mesolitica). Per lo zoldano, valle limitrofa a Mondeval, il primo documento storico è una bolla papale di Lucio III del 1185 d.c. dove si attesta la presenza della chiesa di San Floriano in Pieve di Zoldo. Per tanto, a parte delle iscrizioni di confine romane rinvenute sul monte Civetta, vi è un buco storico di 6600 anni. Le uniche fonti certe pervenutemi finora sono delle piccole pubblicazioni locali: le ricerche di mio nonno Cesare Lazzarin ed il diario di pubblicazione postuma del mio avo Luigi Lazzarin (1891-1915) in cui sono trascritte informazioni ottenute dallo studio di molte pergamene conservate in archivi privati. In particolare modo si è potuto avvalere dell’archivio di famigliau Una ricca raccolta di 115 pergamene, di un imprecisato numero di carte e di antiche pubblicazioni a stampa di carattere locale. Purtroppo questa documentazione è andata perduta nel 1917 e non è più consultabile.
Secondo tali scritti, i primi abitanti conosciuti dell’alto bellunese furono i Taurisci, popolazione di origine celtica che Plinio il vecchio identificava come Norici. Sempre secondo la memoria storica, la prima menzione della valle, appellata col nome di Zaurnia, e della sua rocca si ha nel 14 a.c.. Tale data va ad allinearsi con la sottomissione pacifica del regno Norico verso l’impero romano avvenuta 15 a.c..
L’oppidum verrà poi distrutto nel V° secolo d.c. durante l’invasione degli unni di Attila.
Come prova a livello culturale che vada ad attestare la presenza celtica in valle, vi è solo un proverbio dialettale che segue il corso del sole dal solstizio invernale fino al giorno di S. Biagio (3 febbraio) vicinissimo all’imbolc, festività celtica che veniva festeggiata il 2 febbraio, esattamente a metà fra solstizio ed equinozio.
 Il proverbio in dialettale
A nadal na pedega de an gal                             a natale il piede di un gallo                  
A pascheta na mezoreta                                   all’epifania una mezzoretta
A San Biasio an ora quasio                                a san Biagio quasi un’ora
In altre zone della provincia si celebra ancora il rito del brusa la popa/vegia, ovvero la festività celtica che si svolgeva a primavera. E’ da presupporre che tale usanza fosse praticata, in tempi passati, anche nello zoldano.
Tenendo conto di questi dati ho condotto un’indagine superficiale atta ad identificare il luogo dove sorgesse l’insediamento fortificato. Passeggiando nel prato detto campagna ed ubicato fra le frazioni di Campo e Sommariva, ho constatato la presenza di uno zoccolo di terra con andamento circolare. Questa zona, anche per la conformazione orografica della valle, si è rilevata idonea ad ospitare l’insediamento celtico. La zona presenta il toponimo giusto (Campo), risulta essere sopra elevata rispetto al fondo valle, domina le principali vie di comunicazione, ed è delimitata a sud dal principale corso d’acqua della valle, il torrente Maè, ad est ed ovest dagli affluenti Mareson e Rù Gavo che vanno a delimitare e proteggere l’area abitativa. In zona vi è pure un piccolo ruscello che può esser servito come approvvigionamento idrico dell’insediamento.
A questo punto ho eseguito un rilevamento satellitare atto a verificare la tesi; dallo studio eseguito, oltre alla cinta difensiva, è emersa anche la strada d’accesso alla fortificazione, in quanto Le differenze di colorazione della vegetazione erbosa vanno ad indicare un cattivo drenaggio dell’acqua, indicano la presenza di manufatti nel sottosuolo. Elemento, questo, che evidenzia la possibilità che tale via di comunicazione fosse lastricata, quindi di probabile età romana.
Nelle immediate vicinanze del sito è presente il toponimo “incrocio del tolp” termine di dubbia origine (forse norica?) che, in dialetto, va ad indicare un palo o un cippo confinario. Tenendo conto che un toponimo simile è presente pure in prossimità del monte Spiz Zuel, ovvero la forcella del tolp, ipotizzo reperti norici nel raggio di 1500 metri in linea d’aria dal tale valico.



                         Immagine satellitare del sito Coordinate: 46°20’52.36” N 12°11’02.04” E

 
Ricostruzione del paleopaesaggio della zona

Prendendo in considerazione gli indizi sopra esposti, la tesi oppidum risulta essere accettabile. Ma da soli, senza ulteriori prove, non bastano. Infatti dove c’è un insediamento ci deve esserci pure la necropoli. Essa deve, per forza di cose, essere ubicata aldilà di un corso d’acqua in quanto funge da confine fra città dei vivi e città dei morti.
A questo riguardo bisogna fare un passo indietro nel tempo. Negli anni 70, sulla strada che da Forno di Zoldo conduce al paese di Dont, sono stati eseguiti dei lavori di ampliamento stradale. All’altezza dell’abitato di Sottolerive, dalla scarpata, è emerso il coperchio di un’urna cineraria (purtroppo il reperto è rimasto in mano ai proprietari della ditta che si occupò di tale appalto, quindi non è possibile prenderne visione). Sapendo questo ho fatto una breve ricognizione del prato in località Astragal che è sovrastante alla zona dei lavori eseguiti. Sul prato si possono notare un muretto e due buche riconducibili a tombe.



    
                                   Immagine satellitare che evidenzia oppidum e necropoli


 
                             Immagine del sito di Astragal. Coordinate: 46°20’53.56” N 12°10’15.81” E

Tenendo conto che dallo studio superficiale effettuato sono visibili solo le due buche, dall’analisi satellitare effettuati del sito sono emerse alcune cose molto interessanti.  In Primo luogo le elaborazioni delle immagini evidenziano una notevole disomogeneità della vegetazione erbosa e, tenendo conto delle tracce riscontrabili sul campo, fanno intuire la possibile presenza di tombe intatte.

 

       immagine satellitare del sito. Zoomando è possibile vedere solo una delle tombe  scavate  in   quanto l’altra è coperta dall’ombra degli alberi.

           
                                                       la disomogeneità del sito è ben visibile





  Esasperando la saturazione la disomogeneità del sito evidenzia almeno due possibili tombe non scavate

In secondo luogo si può notare, oltre al fatto che le sepolture siano allineate esattamente sul meridiano, anche la presenza di un quadrato di circa dieci metri di lato le cui diagonali sono allineate ai tramonti solstiziali. Per quanto riguarda l’allineamento al tramonto solstiziale invernale viene a verificarsi un tramonto doppio nella forcella detta Vant de le forzele
                                                     Gli allineamenti della necropoli



  Tramonto al solstizio invernale in cui si verifica un tramonto invernale

 Tramonto al solstizio estivo

Gli azimut degli allineamenti sono 231,10° per il tramonto al solstizio invernale e 294,40° per il tramonto al solstizio estivo. I dati statistici confermano tale ipotesi in quanto tali allineamenti hanno il 99,88% di possibilità di essere astronomicamente significativi
Calcolo statistico degli azimut:
[0,1(51,86/24,62)] /180=0,00117
[0,1(51,86/24,67)] /180=0,00116
Gli elementi che avvalorano la presenza di un insediamento celtico, come si può notare, ci sono tutti ed è, dunque, auspicabile una campagna di scavi archeologici nelle zone indicate.
Nell'area dell'oppidum Luigi Lazzarin, nei suoi scritti, pone pure l'esistenza di un castello medievale esistente a cavallo fra X° e XIV° secolo: il castello Summarippa (o ssommariva); conquistato e probabilmente distrutto d Cangrande Della Scala nel 1321 a seguito di una probabile insurrezione popolare. Infatti il castellano, tale Bittino Summarippa, venne dichiarato ribelle. Immagini satellitari evidenziano la struttura.


 anomalia riconducibile ad una fortificazione medievale



Probabile area ove sorgeva il castello Summarippa

 R.Lazzarin

Bibliografia
Note di storia zoldana (nelle memorie di Luigi Lazzarin) a cura di Floriano Pellegrini-Paolo Zammatteo-Silvano Zammatteo
Edito col patrocinio del Comune di Forno di Zoldo Luglio 2000

Valle di Zoldo (ricerche condotte da Cesare Lazzarin)
Pubblicazione indipendente 1981

C.M.Lerici I  intoduzione alle prospezioni archeologiche COME HANNO ORIGINE E COME SI "VEDONO" LE TRACCE DI FORMAZIONI SEPOLTE fondazione C.M.Lerici Politecnico di milano

Adriano Gaspani Archeoastronomia satellitare tecniche moderneper il rilievo e lo studio dei siti archeologici di rilevanza astronomica

giovedì 13 aprile 2017

Megaliti sul col di Salce(Bl)?

Esplorando la zona di Belluno  utilizzando immagini satellitari,ho rilevato un'anomalia in località Col di Salce riconducibile ad un cromlech oppure ad un dolmen


lunedì 3 aprile 2017

La rocca principale della Val di Zoldo: un possibile oppidum celtico?

Secondo gli scritti e le memorie del mio avo Luigi Lazzarin in località Campo-Sommariva   esisteva il  castello Summarippa , conquistato e distrutto da Cangrande Della Scala nel 1321.
Durante una breve passeggiata , nella zona detta Campagna ,ho notato come ci sia uno zoccolo di terra con andamento circolare e sopraelevato rispetto al territorio circostane(circa 30/40 cm). A questo punto ho condotto un'indagine satellitare del sito e, attraverso elaborazioni dell'immagine acquisita, ho rilevato cose molto interessanti. Il castello è di forma circolare con un diametro di circa 215 metri e, con una superfice complessiva di 3,5/3,6 ha, risulta essere la rocca principale presente in Val di Zoldo.
Nel sito sono altresì visibili la strada con la porta d'accesso, il nucleo centrale della rocca.
Essendo vicino al bivio del Tolp(termine zoldano di probabile origine celtica indicante un palo oppure un cippo confinario) potrebbe essere un Oppidum celtico.

il sito analizzato



elaborazione satellitare


la cinta muraria





mercoledì 15 marzo 2017

Un calendario solare in Val di Zoldo

Circa due anni assieme all'amico Emiliano, abbiamo accompagnato membri del nucleo archeologico agordino a visionare un sito archeologico in località Astragal.
Nel sito si possono vedere un piccolo muretto e due buche riconducibili a tombe e/o a circoli di pietra.
Qualche tempo fa ho condotto un'indagine satellitare del sito notando una struttura quadrata in prossimità di una delle buche(immagine1), ho ricostruito l'orizzonte astronomico(immagine2)ed ho verificato se ci fossero allineamenti significativi.
Sono così riuscito a determinare come la struttura quadrata sia allineata con albe e tramonti solstiziali(immagine3)